AD ANTEGNATE GRANDE SUCCESSO DELL’ENDURO. RADDOPPIATI I PARTECIPANTI ALLA QUINTA EDIZIONE DELLA 3 ORE.

 

Antegnate. Bergamo. Incredibile successo per la manifestazione “Tre Ore di Enduro”, tenutasi lo scorso fine settimana a fianco della pista ciclabile della località bergamasca. Oltre 200 iscritti per una giornata che resterà nella storia. Una storia, quella dell’Enduro, che, dopo l’Oldraty Day di Petosino, sembra pronta per essere riscritta.

A soli pochi giorni dall’evento, l’Oldrati Day appunto, il popolo dell’Enduro si è nuovamente dato appuntamento per celebrare una nuova esperienza di motori, amicizia e divertimento.

Per il pubblico anche, ovviamente, che è accorso in massa per godersi lo spettacolo.

Giova ribadire che l’Enduro è una tradizione motociclistica che a Bergamo è certamente top a livello mondiale.

Per cui, avvicinarsi a questa disciplina, sia come praticante che come spettatore, è mettersi in contatto con qualcosa di grande veramente.

Giusto, giustissimo celebrare il Vale o il Dovi, ma i piloti come Oldrati, Moroni, Albergoni e altri non sono da meno e questa formula “track”, a tracciato, è una modalità che consente al pubblico di seguire le evoluzioni della gara e ammirare la qualità di questo motociclismo.

L’Enduro infatti, solitamente, a differenza del Cross, sviluppa la gara con uno schema simile a quello del rally per le autovetture. Un lungo percorso a tappe, prove speciali, trasferimenti.

Qui invece ad Antegnate, come a Petosino, era tutto…lì. A portata di mano, di occhio, di orecchio e…di cuore. Un cuore a due ruote (tassellate) che sembra voler battere forte. E la risposta del pubblico, massiccia e appassionata è la prova di quanta popolarità abbia questa disciplina.

Protagonisti i piloti, ma soprattutto loro… le moto. Quella di Antegnate è stata un’opportunità per tutti i motociclisti per godere al massimo le potenzialità dei propri mezzi.

Campioni, appassionati, motociclisti storici, tutti insieme a condividere il “Terzo Tempo” dell’Enduro, cioè quella cultura dell’amicizia e del divertirsi insieme, che è uno dei pilastri di questo sport. Si perchè, ovviamente, quando gira gente come Oldrati o Albergoni, c’è differenza con i motocilisti “normali”, ma questa differenza non c’è più quando si scende dalla moto e ci si toglie il casco, perché l’Enduro è uno sport dove gli atleti non sono separati da recinzioni o barriere, ma sono lì…a portata di mano, come si diceva, ed eventualmente anche a portata di un panino con il salame…tra amici.

Gianapaolo Frigè , uno degli Organizzatori, è raggiante:

” E’ stata una giornata fantastica! Ci aspettavamo qualche pilota in più dell’anno scorso (94) ma non immaginavamo più del doppio (207) Che hanno formato 95 squadre!

È stato fantastico vedere i furgoni entrare senza sosta già alle 7.00 nei parcheggi! È arrivato persino uno scuola bus americano!

È stato tutto perfetto: abbiamo rispettato il time table, non ci sono stati infortuni abbiamo premiato più di 50 piloti e abbiamo raccolto (tolte le spese) circa 4000€ da donare al reparto pediatrico dell’Istituto Oncologico di Milano

Gli ospiti sono stati gentilissimi:

In primis Simone Albergoni sempre presente e poi Oldrati, Facchetti, Pavoni. Abbiamo anche ricevuto una piacevolissima visita da Roberto Locatelli (vincitore del moto mondiale 125 nel 2000 e ora è telecronista della MotoGP con Meda) che ha partecipato alla manifestazione!

Il clima, la data, la comunicazione, la formula, il tracciato, le edizioni scorse….tutto ha aiutato a raggiungere questo risultato.

Un ringraziamento speciale va alla CRI, alla FICR, alla famiglia Capoferri e a tutto lo staff che ci ha aiutati a realizzare l’evento, e un altro specialissimo a tutti i piloti che hanno partecipato!

L’anno prossimo si replica!”.

Una giornata che non si può dimenticare insomma. Come gli organizzatori non si sono dimenticati del fine benefico della manifestazione. Raccogliere i fondi per i bambini in ospedale, che verranno consegnati dagli enduristi con le proprie mani all’Istituto milanese.

Questo è l’Enduro. Lo sport dove il motore sono i cavalli… e la “manetta”, ma il centro è e resta l’uomo.

In sole tre ore ad Antegnate si è riuscito a fare tutto questo.

articolo a cura di Luca Limoli

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