L’APPROFONDIMENTO DI CESARE DI CINTIO SULLA LEGA-PRO

Gentili lettori la scorsa domenica è iniziato il campionato dopo una estate tormentata che ho seguito con molta attenzione per motivi professionali ma oggi, quello che più mi stupisce, è come tutto sembri lontano e molti siano distratti dalla giostra domenicale delle partite e non pensino al futuro.

Nonostante ciò qualche Presidente “illuminato” ha, tuttavia, cominciato a preoccuparsi di non venire messo alla gogna dai tifosi a fine campionato ed ha pensato bene di fare un colpo di telefono al sottoscritto per chiedere qualche chiarimento in merito alla gestione complessiva delle aziende sportive.

Un segno che qualcosa sta cambiando e che qualcuno si sta preoccupando di vincere non solo sul terreno di gioco ma anche dietro la scrivania poiché le difficoltà aumentano di anno in anno ed, al momento attuale, bisogna esser dei managers molto preparati per non mandare in fallimento le società blasonate come è successo lo scorso campionato.

Il calcio negli ultimi anni ha subito una profonda trasformazione della quale, tuttavia, in pochi se ne sono accorti in pochi sia ai vertici delle società che delle Leghe Professionistiche delle quali la più arretrata è, a mio parere, quella di Terza Serie che dimostra sempre la propria inefficienza nei confronti delle proprie associate.

Non è una mia opinione ma un dato di fatto rappresentato dai recenti fallimenti dei progetti sportivi di ben 20 società affiliate a questa Lega che, nonostante tutto, non mostra certo segni di rinnovo e non predispone progetti per evitare il peggio per le associate che, se non sbaglio, pagano anche una quota per far parte della Lega Pro.

Facciamo il punto di questa situazione di declino costante.

Credo che il livello tecnico delle competizioni si sia notevolmente abbassato poiché i ripescaggi hanno riportato in Terza Serie molte società scese dai rispettivi campionati di Lega Pro e sodalizi provenienti dal mondo dei dilettanti mentre, tra le retrocesse dalla serie B, solo la Salernitana si è salvata quando altre sono letteralmente sparite dal panorama del calcio professionistico.

Inoltre la regola sui contributi dovuti per i giovani da schierare ha reso obbligatoria la presenza in campo di atleti nati nel 1989, in Prima e Seconda Divisone, ad ulteriore discapito della qualità dei tornei nei quali un giocatore non viene convocato per meriti sportivi ma solo in base ad un dato anagrafico.

L’assurdità della regola risiede nel fatto che non vengono premiate le società che scelgono di far giocare i giovani più bravi e promettenti ma quelle che rispettano diligentemente un dato numerico per il quale non vi è alcun merito sportivo.

Il paradosso appunto consiste che tra un giovane poco talentuoso ed un altro di valore, ma nato nel 1987 o nel 1988, verrà quasi sempre preferito il primo mentre per gli altri si aprirà la strada della disoccupazione che il prossimo anno toccherà a quelli che oggi godono di questa regola antisportiva.

Trovo che ciò non significhi certo valorizzare i vivai dato che, a parere mio, debbono esser considerati giovani anche quei ragazzi di 22, 23 o 24 anni che, per ragioni differenti, possono raggiungere la maturità calcistica in tempi differenti e per i quali diventano importantissime le competenze tecniche degli allenatori che, alla luce della cervellotica normativa, vengono sempre più frustrate.

Al contrario ritengo che debba esser premiato chi forma talenti e valorizza buoni giocatori perchè l’attuale sistema è solo un controsenso che svilisce i valori tecnici dello spettacolo calcistico.

Questo per significare che la Lega Pro è diventato un laboratorio per esperimenti di politica sportiva che hanno solo il merito di evidenziare tutta l’arretratezza di questo sistema incapace di reagire alle difficoltà del momento con interventi privi di senso sportivo.

Del resto non c’è molto da stupirsi di ciò che sta accadendo alla Terza Serie se il Presidente, con un articolo apparso sulla Gazzetta dello Sport nella settimana di Ferragosto, ha dichiarato che le società di Lega Pro sono delle “benefattrici” del calcio italiano dato che tutti gli esperimenti vengono effettuati proprio in questi campionati.

Quello che deve esser ricordato, tuttavia, è che questo Presidente è anche vice Presidente della FIGC per cui, almeno teoricamente, proprio lui sarebbe nella posizione ideale per difendere con incisività la dignità di questo campionato ( e delle società) che, invece, sembra esser stato relegato al ruolo di comprimario del calcio professionistico.

Non oso pensare cosa potrà esser partorito dallo studio avviato sulla riforma dei campionati di Lega Pro.

Vi terrò informati nel frattempo Incrociamo le dita.

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