PAOLO PAGNONCELLI E LA STORIA DEL CICLISMO. QUANDO AL CUOR NON SI COMANDA

 

Paolo Pagnoncelli ha legato il suo nome al ciclismo bergamasco, ma non è nato ciclista, come tradizione vorrebbe per chi diventa protagonista in questa disciplina sportiva.

Pagnoncelli è un grande appassionato di calcio e ha un suo mito: Josè  Altafini. Lo ama al punto da decidere di chiamare il proprio figlio con la versione italiana del nome del suo idolo: Giuseppe!

Naturalmente sull’assegnazione del nome si racchiude la speranza di allevare un calciatore da sostenere sui campi di calcio, da incoraggiare su quei 90 metri dove corre veloce il pallone, per  compensare forse un  sogno tanto accarezzato e mai realizzato personalmente.

La vita si sa, a volte è strana: Giuseppe è un bambino che mostra subito passione per lo sport, ma nel suo cuore non c’è la forma sferica di un pallone, ma quella rotonda di un cerchio con i raggi!

La sua passione è il ciclismo!

In questo sport, di solito,sono i genitori che trasmettono la voglia di praticare ai figli,ma, in questo caso, pur non rinunciando alla passione per il calcio, Pagnoncelli è contento di lasciarsi coinvolgere da questo ragazzino, che già a 7 anni comincia a portare a casa le prime “coppette”.

Paolo e Giuseppe sono un padre e un figlio che hanno un feeling: “ol mé schèt” dice ancora il padre, in dialetto bergamasco, mio figlio, il ragazzino.

Il “ patto d’acciaio” è forte: padre e figlio camminano insieme nella vita e lavorano, uno a fianco all’altro, nella stabilimento di Trezzo sull’Adda, il Centro Ceramiche Pagnoncelli, che Paolo ha fondato nel 1973, dopo una vita da posatore, iniziata quando aveva solo 11 anni.

Giuseppe lo imita e, a sua volta, fin dalla tenera età inizia ad “apprendere l’arte”.

Contemporaneamente però ne impara anche un’altra: quella del corridore, come si dice nel gergo del ciclismo.

“ Era un gran velocista, dichiara Paolo, gareggiava e vinceva anche”

Giuseppe corre per quella che allora si chiamava S.C. San Gervasio: Società Ciclistica San Gervasio di Capriate in provincia di Bergamo.

Il cuore sportivo di Paolo batte forte, tanto forte da “convertirsi” al ciclismo pur senza rinnegare la passione per il calcio.

Nel 1975 diventa Presidente o Presidentissimo, come verrà chiamato in seguito, della ex SC San Gervasio che da quel momento diventerà la S.C. Ceramiche – Pagnoncelli

Saranno 36 anni di gare: tutti i fine settimana a seguire sempre i corridori, senza risparmiarsi.

Non è uno di quei presidenti o sponsor che si vedono solo nelle presentazioni ufficiali o nelle competizioni di prestigio, affidando la loro presenza “spirituale” ai direttori sportivi

Pagnoncelli ha colto il vero significato di questa disciplina che è racchiusa nelle 8 lettere che compongono la parola ciclismo: costanza, sacrificio, passione.

Si tratta di uno sport impegnativo, dove la fatica è spesso ai limiti della sofferenza, ma se il patron è al fianco degli atleti la si condivide, cosi come si condivide la vittoria finale quando arriva.

 

Paolo gira l’Italia per anni e anni e tira su un team di 80 corridori, atleti di tutte le categorie: Giovanissimi, Allievi, Esordienti, Dilettanti, ma anche Amatori e Mountain-bike.

Il Presidente ha visto pedalare diverse generazioni e si è portato a casa centinaia di vittorie: 36 stagioni agonistiche vissute come solo i corridori per eccellenza, i ciclisti, sanno fare!

Giuseppe nel frattempo, partito da G1 è arrivato nel 1988 al professionismo gareggiando per 2 stagioni nella “Jolly Club 88” di Marino Basso sempre come velocista.

Nel 1990 decide però di smettere come atleta, dedicandosi interamente all’Azienda, ma continuando a seguire la Società Sportiva come dirigente.

Il lavoro e la passione sportiva legano sempre più padre e figlio: insieme, uno a fianco all’altro, condividono lavoro e sport.

“Il ciclismo è uno sport duro”, afferma Paolo, “ma io amo questo sport perché c’è il sacrificio. E’ uno sport dove la vittoria è comunque una vittoria sofferta, una vittoria contro la fatica, fatica in tutti i sensi”

Il ciclismo è festa della gente, ha dichiarato Ilenia Lazzaro, una giovane ciclista professionista e Pagnoncelli sa come è coinvolgente questo sport, come è apprezzato e amato dai tifosi che sanno aspettare anche ore sotto il sole o la pioggia pur di vedere i loro beniamini solo per il tempo di …un passaggio!

Gli applausi sono per tutti, anche per gli ultimi che hanno faticato quanto i primi e la gente sa premiarli indistintamente perché, come soleva dire Bruno Raschi, un grande del giornalismo sportivo, “la bicicletta è amata dalla brava gente e questo è uno sport che non cadrà mai indietro”.

Ancora oggi gli “orange” di San Gervasio continuano a vincere e Paolo Pagnoncelli è sempre in pista anche come organizzatore di trofei ormai storici come quello degli “ Amici del Ciclismo”, riservato ai bambini e giunto alla 35° edizione.

Si ricorda di tanti campioni: Massimo Codol, Marco Marzano, 1° classificato al Giro d’Italia, Marco Cattaneo, campione italiano, Bruno Minniti, anche lui campione italiano e molti altri.

Quello che colpisce in Pagnoncelli  non è solo la grande vitalità, ma la  capacità, dopo tanti anni di dedizione a questo sport, di vivere le emozioni di una gara come fosse la prima e di lasciarsi coinvolgere da un vero entusiasmo.

Ma cosa è per lui lo sport?

“ E’ un modo per non essere sommersi dai problemi e dallo stress. Quando vivo il mio sport, sia nelle gare ciclistiche che attraverso la tv, riesco a liberare la mia mente immedesimandomi in quello vivo o vedo. Sono i  momenti più belli che mi danno serenità e gioia”.

Da notare che Pagnoncelli non è mai andato in bicicletta nel senso che non ha mai praticato questa attività sportiva. La sua è la passione viscerale e totale del tifoso che palpita per lo sport cui si sente legato, a maggior ragione quando la squadra per cui tifa è..la sua!

Non nasconde nemmeno lacrime di gioia per le imprese dei suoi ragazzi:” è più forte di me..” mormora, e il solo ricordo gli rende gli occhi lucidi!

Il Presidente è uno che ama la vittoria, ma il suo motto è “ meglio perdere facendo la cosa giusta che vincere facendo quella sbagliata”. Riflette soprattutto sui genitori  che seguono i figli nelle gare… : ”Non bisogna mai esagerare nel pretendere risultati ad ogni costo, creando in loro sensi di colpa. Ascoltare le risposte dei ragazzi e capirli è il modo migliore per farli crescere”.

I ragazzi sanno infatti che possono contare sul loro Presidentissimo e da sempre, tutti hanno instaurato con lui un rapporto schietto. Lo chiamano confidenzialmente… Paolo. E lui, al momento giusto, sa dare loro la carica, sa consolarli, e non nega neppure un bacio per condividere con loro la felicità  del successo!

Lui è sempre lì, a seguirli con la macchina e con il cuore e…, nel caso, sa anche dare..fiato alle trombe!

Lo fa in senso figurato nelle gare, ma nella realtà la tromba la suona veramente: da 58 anni fa parte della Banda Musicale di Trezzo sull’Adda e sulla sua presenza si può sempre contare: le passioni non si tradiscono! Musica sinfonica e operistica sono tra i suoi passatempi preferiti.

Paolo Pagnoncelli ha più di 70 anni, ma la sua energia e la sua grinta non sono mutate negli anni: ha scelto uno sport come il ciclismo perché, tra tutti gli altri sport è quello che riesce a mantenere un rapporto diretto tra l’appassionato e l’atleta che non sono separati…né da reti, né da cancelli!

Lui non pone “recinzioni” perché lo sport vero, come ha dimostrato, è soprattutto comunicazione!

Luca Limoli

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