LA NUOVA VITA DI ADRIANO FERREIRA PINTO. CON BERGAMO NEL CUORE

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Dategli tre parole: Bergamo, famiglia e pallone. Per Adriano Ferreira Pinto sono questi gli ingredienti che fanno la felicità. Dopo ben sette anni trascorsi con la maglia dell’Atalanta e passando per le parentesi di Varese e Lecce, il funambolo brasiliano torna nella sua seconda patria, Bergamo. A quasi trentacinque anni e  con ancora tanta voglia di calcare il terreno di gioco il giocatore sceglie il Pontisola, una delle squadre più blasonate del calcio dilettantistico bergamasco.

La decisione di fare il doppio salto verso il basso gli rende sicuramente merito, ma soprattutto fa ben capire cosa significhi passione vera, amore per il pallone, che nel suo caso lo ha tolto da una grave situazione di povertà.

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Della storia, del passato di Ferreira Pinto ce ne siamo già occupati qualche anno fa. Adesso, giunto ad un’età da crocevia per un calciatore, Adriano ci racconta la sua nuova scelta, le sue impressioni, il suo senso della vita.

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Ripartire dalla serie D:È una categoria nuova per me, ma mi trovo bene. Per certi versi è più difficile, perché c’è bisogno di tanto impegno e di aiuto da parte di tutti. Bisogna avere la mentalità giusta, avere umiltà. Sono molto contento comunque di essere qui”.

In campionato subito la firma con un assist: “Erano due mesi che non toccavo palla, in realtà, e non è stato facile recuperare il ritmo. Ma superate queste prime fasi poi va meglio. Certo, c’è ancora da migliorare parecchio”.

Tanti anni all’Atalanta, e Bergamo sempre nel cuore: “Della mia permanenza in maglia nerazzurra ricordo con piacere l’attaccamento alla squadra da parte della gente. Ho scelto di continuare a vivere a Bergamo con la mia famiglia perché, non è un segreto, la ritengo una città che offre tutto, si vive bene, ci sono tutti i servizi, l’aeroporto… Insomma, una città completa”.

E la scelta di venire al Pontisola?: “Be’, aspettavo la chiamata ideale per me, a prescindere dalla categoria…

Come la Salernitana?: ”Si, ma anche altri club tra i professionisti hanno effettuato qualche sondaggio, ma poi nessuno concretamente mi fatto una proposta. Altre squadre del meridione mi hanno cercato, ma non volevo trasferirmi troppo al sud, anche per scelte personali della mia famiglia. Soltanto grazie all’interesse e agli sforzi del presidente Bonasio e il Direttore sportivo Pogliani sono arrivato qui, vicino casa, proprio quello che in fondo desideravo”.

Che effetto fa condividere lo spogliatoio con i compagni che qualche anno fa sono stati anche i tifosi?: “Sì è un effetto strano, fa un po’ senso (sorride il giocatore, nda). Ho trovato comunque molti giovani bravi e rispettosi nei miei confronti. Mi hanno accolto tutti bene qui e c’è entusiasmo.

Il momento migliore della carriera?:Sicuramente l’anno in cui ho rotto il crociato. All’epoca all’Atalanta ci allenava Delneri. Lui mi ha fatto crescere tanto come giocatore e ho disputato una grande stagione”.

In quel momento di maggior splendore si immaginava il futuro…: “Ma in realtà non pensavo tanto al futuro. Io vengo da una famiglia povera e dopo i primi passi nel calcio professionistico approdare all’Atalanta era già di per sé un traguardo formidabile. Quindi vivevo alla giornata, come sempre. Poi è nato mio figlio, insomma avevo tutto lì, non riflettevo tanto sugli obiettivi futuri”.

Il calcio per Ferreira Pinto?:Il pallone mi ha aiutato sicuramente a togliere la mia famiglia dalla povertà. Ma allo stesso tempo mi ha sempre mosso la passione per questo sport. Non ho mai messo il denaro in primo piano, infatti anche in questo caso ho deciso di scendere di categoria perché ho ancora voglia di mettermi in gioco e stare con la mia famiglia nella “nostra” città”.

L’Atalanta è partita in sordina quest’anno con Colantuono, allenatore a Bergamo e ai tempi del Perugia: “Colantuono è un grande allenatore. Ci può stare un periodo negativo per una squadra, ma non è successo niente. L’Atalanta ha le potenzialità per giungere, almeno, ad una salvezza tranquilla e verrà fuori pian piano. Siamo tutti a tifare per i nerazzurri, perché meritano di stare sempre nella prima metà della classifica”.

Delneri, Colantuono… e Conte adesso alla guida della Nazionale italiana: “All’Atalanta in qualche modo ha portato avanti la squadra finché ha potuto. Io ho trovato poco spazio con lui, ma sono contento che sia arrivato dov’è. Lui è un vincitore e un vincente”.

Cosa vuole fare da grande Ferreira Pinto?(ride, nda) Il mio futuro è stare vicino a mia moglie e ai miei figli e ammetto che mi piacerebbe rimanere nel mondo del calcio, una volta appese le scarpette al chiodo”.

Gianluca Natalino Grasso

Foto Grasso/Carboni

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