CAPIRE LE RAGIONI DELLA SCONFITTA E’ IL PRIMO PASSO VERSO LA VITTORIA

Vengo da settimane di lavoro molto intense dal punto di vista sportivo dove i colloqui con le società si sono susseguiti in vista del prossimo campionato e dove il motivo comune di tutti i Presidenti è stato, ovviamente, il bilanciamento dell’interesse sportivo con quello contabile. È chiaro che la difficoltà di un dirigente è proprio quella di trovare questo delicatissimo punto di equilibrio poiché l’investimento delle risorse deve trovare poi la massima espressione sul terreno di gioco. Tutti vogliono vincere e spendere poco. Grazie, bella scoperta. Anche se ciò, comunque, non è impossibile poiché i giocatori bravi da valorizzare che, ipoteticamente, hanno un basso costo sono molti, il punto è trovarli… e qui dovrebbe iniziare il lavoro del dirigente calcistico. Ovvio che il “passo” deve esser sempre proporzionato alla gamba poiché in caso contrario si rischiano situazioni che, per una società sportiva, potrebbero esser sgradevoli. Anche questa è una storia già vista in diverse realtà calcistiche. A tal riguardo vorrei parlare del curioso caso del Caravaggio, società della Bassa Bergamasca, che, dopo aver vinto nella scorsa stagione il campionato di Promozione, si è iscritta in Serie D senza passare dall’Eccellenza a fronte di una “fusione” ( uso un termine poco appropriato ma accessibile a tutti) con il Pedrengo che aveva trionfato nel massimo torneo regionale.

Il salto di una categoria non è cosa da poco sia in termini finanziari che in termini tecnici.

Incuriosito da questa situazione domenica 7.03.2010 mi sono recato appunto a Caravaggio per vedere la partita che opponeva la società Bergamasca, ultima in classifica, al Cantu- San Paolo, squadra della provincia di Como che sta disputando un buon campionato a fronte della giovanissima rosa di giocatori.

Mi aspettavo dai Bianco- Rossi ( Caravaggio) un atteggiamento aggressivo e uno schieramento tattico votato all’attacco ed invece, per mio stupore, vedevo la società di casa schierarsi in campo, da destra verso sinistra, con un 5-3-1-1 con Recanati ( 1897), Stingo ( 1991), Anesa ( 1983), Zucchinali ( 1987) e Mazza ( 1991) in difesa, a centrocampo Rota ( 1976), Resmini (1985) e Arena C. ( 1984) con Crotti ( 1989) davanti all’unica punta Okieye Gullit ( 1988).

Dall’altra parte, invece, il Cantù si presentava con uno spregiudicato 4-3-3 con in difesa, da sinistra a destra, Scarafone ( 1990), Conti ( 1983), De Vecchi ( 1981), Donegà ( 1983), a centrocampo Tomiano ( 1976), Albonico (1990 ) mentre in attacco Pappalardo ( 1987), Grandini (1991) e Vitulli (1989).

Pronti via e il Caravaggio dopo poco passava in vantaggio per un netto calcio di rigore concesso dall’arbitro Battaglia di Padova.

Sul dischetto si presenta Crotti che metteva a segno il goal del vantaggio.

La partita non poteva che iniziare nel modo migliore per la società di casa la quale, nonostante, il vantaggio, con 88 minuti da giocare, manteneva uno schieramento molto difensivo.

Ovviamente gli ospiti iniziavano a spingere per recuperare lo svantaggio e lo facevano con azione manovrata per linee verticali attraverso i piedi di Albonico che dialogava molto bene con Prandini, classe 1991, che dava subito idea di esser un giocatore molto talentuoso nel servire palloni allettanti per i due attaccanti Vitulli e Pappalardo.

Il problema del Caravaggio, a mio parere, non era semplicemente uno schieramento molto “coperto”, che di per se poteva anche esser adeguato alla situazione, quanto piuttosto l’opera degli esterni di difesa che, in fase d’attacco, non garantivano supporto ai centrocampisti con la conseguenza che i palloni che passavo dalla metà campo avversaria venivano regolarmente intercettati dai centrocampisti ospiti.

Il mancato supporto degli esterni di difesa al centrocampo generava, pertanto uno “spaccamento” della squadra in due tronconi con spazi enormi tra difensori e i centrocampisti dove gli avversari potevano esercitare facilmente supremazia territoriale.

Da sottolineare poi la staticità dei centrali di difesa che in diverse occasioni mostravano affanno nei recuperi verso gli attaccanti e, comunque, non sempre alzavano la linea della difesa per “accorciare” la squadra come avrebbero dovuto per mantenere quella compattezza tra i vari reparti che avrebbe potuto garantire una migliore circolazione di palla.

Inoltre da sottolineare la posizione dell’unico attaccante schierato, ovvero Okeye Gullit, il quale non era in grado, per caratteristiche tecniche e fisiche, di svolgere il ruolo di prima punta ma piuttosto di esterno d’attacco vista la non elevata statura e lo scatto bruciante.

In questo contesto il giocatore, brevilineo, in più occasioni si trovava a districarsi, spalle alla porta, in mezzo ai difensori avverarsi ai quali concedeva diversi centimetri in altezza e diversi chilogrammi in peso senza avere un adeguato supporto da Crotti, anch’egli in preda alle marcature comasche.

Lo schieramento difensivo può anche avere un senso ma è chiaro che sia i difensori debbono dare man forte ai centrocampisti cui è dato il compito di supportare il trequartista e l’unica punta.

Quanto esposto per far capire come alla mezz’ora circa del primo tempo gli ospiti pareggiavano il conto delle reti a seguito di un bel colpo di testa di Pappalardo che correggeva in rete un cross indirizzato sulla sua testa da un compagno a fronte di un calcio d’angolo battuto dalla parte opposta alla tribuna.

Passavano 5 minuti e ancora Pappalaro, fuori dall’area avversaria, intercettava un pallone vagante che scagliava in rete con un destro sotto la traversa della porta difesa dal portiere del Caravaggio che nulla poteva nell’occasione.

Eravamo al 27’ del primo tempo.

Risultato ribaltato senza grandi sforzi per il Cantu.

Nonostante lo svantaggio lo schieramento tattico dei locali rimaneva immutato.

Il Caravaggio appariva in evidente difficoltà nel costruire una manovra organica che potesse portare i propri giocatori a concludere a rete e, quelle volte in cui ciò accadeva, appariva più frutto delle iniziative dei singoli che della espressione di un gioco di squadra.

Finiva il primo tempo.

Mister Pozzi, subentrato al dimissionario Zimbelli, gettava nella mischia il bomber principe della squadra bianco-rossa ovvero Arena Marco che rientrava dopo una squalifica di 8 giornate, togliendo dal campo il difensore Recanati.

Si passava, pertanto, a uno schieramento più offensivo.

Ed infatti il Caravaggio si disponeva in Campo con un 4-3-3, non mutava la posizione dei difensori e centrocampisti rimasti sul terreno di gioco mentre Arena Marco si posizionava come punta centrale con Okeye Gullit a destra e Crotti a sinistra.

La musica cambiava ed iniziavano a fioccare le occasioni per i locali.

Arena Marco era pericoloso da subito ed, in un paio di occasioni, si presenta dinnanzi al portiere avversario sbagliando la mira ma, ciò che più interessava all’occhio di un osservatore, era come, dopo aver mutato atteggiamento tattico, la squadra cominciava a fare gioco e gli attaccanti ad esser pericolosi.

Okeye Gullit sulla destra si trovava a proprio agio come esterno alto poiché poteva sfruttare le proprie doti di scattista e di giocatore sgusciate al punto che si rendeva pericoloso in un paio di occasioni mentre Crotti sulla sinistra beneficiava del gioco di sponda che Arena Marco svolgeva in suo favore.

Insomma con un attaccante di peso e due esterni alti veloci il Caravaggio poteva pensare anche di recuperare il risultato per rimanere in corsa per la salvezza.

Purtroppo al 28’ della ripresa Crotti si guadagnava il secondo cartellino giallo per protesta ed era costretto ad abbandonare il terreno di gioco anzitempo.

A quel punto quanto di buono costruito dai Bianco Rossi nel secondo tempo svaniva poiché in 10 contro 11 i locali non riuscivano a contenere la freschezza degli attaccanti avversari.

In particolare da evidenziare le giocate di pregevole fattura del n.10 Prandini che dimostrava di esser giocatore di ottima tecnica senza considerare Pappalardo e Vitulli entrambi sempre “velenosi” ogni volta che venivano in possesso della palla.

Ciò era solo il preludio per il terzo gol ospite che giungeva allo scadere grazie a Vitulli che raccoglieva un passaggio filtrante di Prandini e, con un tocco morbido, metteva la palla in rete.

Partita finita, tutti a casa.

Venendo al commento sulla prestazione dei bergamaschi appare necessario, alla luce di quanto osservato, fare alcune considerazioni.

Innanzi tutto appare d’uopo un cambio di atteggiamento tattico poiché lo schieramento di 5 difensori dall’inizio della gara può apparire fin troppo prudente per una squadra che deve fare punti e goal.

Ciò soprattutto alla luce di quanto osservato allorquando, per necessità contingente, la squadra è stata obbligata a giocare con tre attaccanti che, comunque, hanno mostrato una buona intesa e una discreta pericolosità.

Quanto all’impegno profuso dagli atleti è chiaro che tutti hanno dato il massimo ma il punto di questa analisi è un altro.

È giusto chiedersi se il Caravaggio, inteso come società, abbia fatto il “passo adeguato alla propria gamba” ovvero se il doppio salto di categoria sia stato adeguatamente metabolizzato da giocatori e dirigenti.

Non dimentichiamo, infatti, che nella scorsa stagione i Bianco Rossi erano in Promozione che è categoria ben differente per livello tecnico e agonistico dalla Serie D che, a mio parere, oggi è sostanzialmente categoria professionistica.

Analisi sul punto appaiono d’obbligo.

Auguro comunque al Caravaggio di salvarsi poiché squadra molto simpatica anche se non condivido le critiche svolte da alcuni media secondo cui la posizione in classifica della società sarebbe dovuta in gran parte alla sfortuna o agli arbitraggi che avrebbero portato notevoli danni.

Per esser vincenti bisogna, prima di tutto, capire le ragioni delle sconfitte che, se adeguatamente analizzate, possono costituire il primo passo verso nuove vittorie poichè quando le partite perse sono molte e si occupa l’ultimo posto in classifica appare evidente che, forse, la sfortuna o l’arbitro c’entrano fino a un certo punto.

Le sconfitte possono avere molte ragioni ma tutte, o quasi, hanno la loro spiegazione all’interno dello spogliatoio dove i campionati si vincono o si perdono.

Credo che la salvezza sia ancora possibile ma appare necessario un cambio di atteggiamento tattico poiché il Caravaggio schierato con il 4-3-3 non è stato affatto male, anzi ha dimostrato di poter lottare fine alla fine.

Questa sconfitta potrà offrire ai dirigenti e tecnici del Caravaggio molti spunti di riflessione che, se adeguatamente condotti, potranno costituire il primo passo sulla strada della vittoria.

In bocca al lupo Caravaggio.

 

CARAVAGGIO

  1. Bertani (1991)

  2. Recanati (1987)

  3. Mazza (1991)

  4. Strngo (1991)

  5. Zucchinali (1987)

  6. Anesa (1983)

  7. Resmini (1987)

  8. Rota (1976)

  9. Okyeye Gullit (1988)

  10. Crotti (1989)

  11. Arena C. (1984)

 

  1. Marta (1991)

  2. Gamba (1980)

  3. Arena Marco ( 1984)

  4. Fiorentini ( 1988)

  5. Castelli ( 1989)

  6. Sanonastaso ( 1990)

  7. Nicoli ( 1991)

All. Pozzi

 

 

CANTU GS SANPAOLO

 

  1. Zanon ( 1990)

  2. Mireku (1989)

  3. Scarafone (1990)

  4. Conti (1983)

  5. De Vecchi (1981)

  6. Donerà (1983)

  7. Albonico ( 1990)

  8. Tomaino (1976)

  9. Vitulli (1989)

  10. Prendini (1991)

  11. Pappalardo (1987)

 

  1. Dainotto ( 1992)

  2. Arnabioldi (1978)

  3. Marte ( 1991)

  4. Cipriano ( 1991)

  5. Ceravolo ( 1991)

  6. Schoippa ( 1991)

  7. Cremona (1991)

All. Ronchetti.

 

Arbitro Battaglia di Padova

 

Reti: 2’ Crotti (rig. Car.) pt; 27’ e 33’ pt Pappalardo (Can.); 46’ st Vitulli

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