IL CELANA BATTE L’ALPE NEL DERBY DEI RICORDI

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BERGAMO – “Ai tempi io ero il medico della società. Oggi, solo un amante del basket che offre il giusto riconoscimento a chi a Bergamo ha dato più di tutti al nostro movimento. Anzi, di più. Dante Signorelli ha regalato un sogno alla pallacanestro bergamasca”.

Nel commosso tributo al Presidentissimo sussurrato al microfono da Maurizio Giacometti, il Dottore, il numero uno della Comark Bergamo del patron Massimo Lentsch, il senso e lo scopo di una targa commemorativa che alla palla a spicchi nostrana deve indicare una meta. Ovvero i fasti di una grandezza perduta ma ancora viva nei protagonisti dei bei tempi andati. Con le vecchie glorie – e ne mancava qualcuna: i fratelli Filippini Fantoni, il ds Virtus Franco Meneghel e Rudi Mafezzoni a bordocampo in borghese, e Flavio Carera, impegnato nel torneo over di Alassio – di Alpe e Celana a sfidarsi in canotta e pantaloncini in un giovedì sera dal sapore agrodolce del rimpianto. E la Virtus Bergamo Terno, forte dello sponsor nuovo di trinca, a fare gli onori di casa presentando gli organici – dalla prima squadra al settore giovanile – di quello che nell’anno domini 2013 è il club di punta della Città dei Mille.

Il presente parla di un campionato di Divisione Nazionale C agli ordini del confermato coach Michele Pasqua e di ambizioni di rinascita, sullo sfondo di un panorama provinciale dove al capoluogo bagnano il naso due corazzate alla periferia dell’impero come la Vivigas Costa Volpino (B) e il nemico tradizionale, la Remer Treviglio. Che sbarca lussuosamente il lunario in LegaDue Silver e ha regalato alla soirée l’infiltrato di turno, il diggì Clyde Insogna che ha guidato i celanini on the bench.

A diffondere sul parquet e sulle tribune dell’Italcementi l’aroma soffuso della A (rispettivamente degli anni Ottanta e Duemila) ci pensano i nomi dei due storici sodalizi, spariti dall’orizzonte perché abbattuti dagli anni e dall’indifferenza di una terra malata fradicia di calcio, stampigliati a caratteri indelebili sulle magliette bianche e rosse. A referto, per mezz’ora di basket d’autore (secondo tempo da dieci giri di lancetta: ahia, il fiato corto), i big degli uni e degli altri, anche se i collegiali – i parvenu della belle epoque dei canestri – sono giocoforza un po’ più giovincelli e freschi.

A cominciare dal fisico gladiatorio, da marine niente affatto in pensione, dei quarantenni Gianluca Burini, che sul legno di via Statuto ha infilato una tripla dopo l’altra, e Claudio Botti, il baby della compagnia con il suo 1973 (una rotazione terrestre meno di “Bubu”) griffato sulla carta d’identità.

Càpitano anche scontri fratricidi due volte, perché fatalmente qualcuno s’è ritrovato di fronte il compagno di qualche stagione felice: vedi lo stoppone inflitto da Boccafurni a Mossali in avvio, segno che la comune militanza nel Celana di B d’Eccellenza nell’ultima decade del secolo scorso non ha il potere di annacquare l’agonismo.

Di là, nelle file degli anzianotti, il vegliardo della truppa (’46): il nazionale cresciuto tra i banchi e i campetti dei preti di Caprino, Eligio De Rossi, mito della Pallacanestro Milano che nei derbissimi meneghini faceva sudare l’Olimpia pigliatutto. E Massimo Cirelli, mano ancora calda anche se il tavolo gli assegna solo due punticini su una più che probabile bomba, il trait-d’union con il presente dell’auspicata rinascita sotto l’egida della Comark, visto che veste i panni dell’assistente nell’allegra banda di Drusin, capitan Guffanti e Cristiano Masper. Le falangi, dopo la palla a due lanciata da Signorelli, sono vagamente gelide (o tremanti per l’emozione?) e le caviglie a rischio di distorsione al primo giro di troppo sul piede perno, e ci sono pure i bontemponi che si divertono ad eseguire il tagliafuori – gomito rigorosamente ad altezza gargarozzo, of course – su quelli con lo stesso colore anziché sul nemico. Tra i momenti clou della stracittadina in notturna, il gancione di Charlie Baldassarre, con la mano che rotea partendo all’altezza dell’anca e la sfera che si appoggia lieve al cristallo prima di ciuffare. E il terzo tempo intonso di Andrea Sciarappa, uno degli eroi della A1 targata Binova che aveva in panca un Carlo Recalcati agli esordi da allenatore. Il paradiso appena assaggiato sei lustri fa, il traguardo davanti al quale la lunga rincorsa è già cominciata. Se non nei palasport, almeno negli occhi e nel cuore, grazie a testimoni d’eccezione come i magnifici ventitré.

I protagonisti e i numeri del derbissimo

Alpe – Celana 23-32 (19-23)

Alpe (bianco): 10. Daniele Giommi (2 punti), 8. Massimo Gatti (2), 15. Giorgio Cattini (4), 18 Mauro Poletti (1), 11. Vinicio Mossali; 14. Ennio Pizzi, 9. Gianfranco Rizzi, 6. Umberto Cappelletti (2), 20. Massimo Cirelli (2), 5. Roberto Natalini, 13. Andrea Sciarappa (8), 7. Bruno Bratovich (2). Coach: Euro Abate e Lorenzo Blasizza.

Celana (rosso): 6. Massimo Casanova (2), 9. Gianluca Burini (17), 13. Paolo Sirtori (4), 18. Stefano Tavernelli, 15. Mario Boccafurni; 14. Eligio De Rossi, 4. Ulrico Medici, 5. Claudio Botti (5), 10. Sergio Zonca, 11. Pippo Filippi, 20. Charlie Baldassarre (2). Coach: Giorgio Martinelli ed Euclide Insogna.

Arbitri: Cortesi e Coffetti di Bergamo.

Simone Fornoni

LE INTERVISTE (a cura di Luca Limoli)

Andrea Sciarappa:

” Una grande emozione. Indossare poi la maglia numero 13 di Meneghel la rende ancora più intensa. C’è una grande speranza che possa nascere ancora a Bergamo una squadra che trascini il pubblico. Lo sport è sempre una grande scuola di vita…”

Gianluca Burini (al centro nella foto):

“Una bellissima serata, e soprattutto un’occasione per rivedere tante persone dell’ambiente. Ci vuole un grande lavoro, ma spero davvero che il futuro possa regalare ancora qualcosa al nostro basket”.

Davide Drusin (a sx nella foto):

“Un amarcord bellissimo. Bisogna creare curiosità, simpatia ed entusiasmo. Questo è l’humus che bisognerà cercare”.

Massimo Lentsch:

“Grandi emozioni per giocatori indimenticabili. Un’occasione speciale per reincontrarsi. C’è lo spirito giusto per riprovare a mettere le basi per crescere. La soddisfazione è tanta e il successo di questa manifestazione può essere un buon inizio in termini di entusiasmo e passione.”

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